Il mio modello teorico di riferimento è l’integrazione e complementarietà tra la Psicologia del Sé (Kohut e post-kohutiani – Lichtenberg, Fosshage, Lachmann, Slavin, Shane and Shane, Gales), Psicoanalisi Relazionale (Mitchell, Greenberg, Aroon, Altman, Hoffman, Benjamin, Bormberg, Davies, Ghent e AA) e i contributi degli intersoggettivisti (Storolow ed Atwood, Brandchaft, Orange). Un’ulteriore cornice di riferimento teorico-clinica viene fornita inoltre dal filone degli studi sull’attaccamento (Bowlby) e sull’Infant Research.
L’osservazione empatica si riferisce ad una modalità di ascolto emozionalmente vissuto che permette di comprendere nel miglior modo possibile l’esperienza del paziente dall’interno dei suoi schemi di riferimento attraverso la risonanza affettiva e l’introspezione vicariante.
Le parole di Heinz Kohut (1912-1981), considerato il capostipite della scuola della Psicologia del Sé: “Per tutta la vita non ho fatto altro che ricominciare da capo”, possono dare un’idea di quale messaggio questo approccio intenda trasmettere: la fiducia, la speranza, la convinzione di poter in ogni momento della propria vita fermarsi, riflettere su cosa non funziona, e provare non tanto a cambiare, quanto a diventare finalmente sé stessi. Attraverso il percorso psicoterapeutico incentrato sulla Psicologia del Sé e sulla Psicoanalisi Relazionale si delinea un primo compito terapeutico: quello di restituire al soggetto una possibilità di accettarsi, di attribuirsi un valore positivo nonostante le lacerazioni che comporta la spinta a divenire individui autonomi.
Fra gli esiti di un buon percorso analitico vi è dunque una rinnovata o ritrovata capacità di regolazione affettiva unita alla formazione di strutture psichiche solide che consentono di sperimentare la separazione dall’altro così come la continuità dell’affetto dell’altro all’interno di una vita più soddisfacente.
In linea con i fondamenti della Psicologia del Sé e della Psicoanalisi Relazionale integro nella mia pratica analitica anche alcuni punti focali degli Intersoggettivisti quali:
- Una modalità di osservazione empatico-introspettiva
- La centralità dell’esperienza del Sé e degli affetti
- Concetto di oggetto-Sé
- Concetto di responsività sintonizzata agli stati affettivi
- Attenzione agli aspetti ripetitivi e/o evolutivi del rapporto e del lavoro analitico, con particolare cura rispetto alle paure di ripetizione di schemi relazionali traumatici.
La visione dello sviluppo di Kohut comprende sia la dipendenza dagli altri sia l’autonomia di un Sé nucleare che persegue i suoi ideali e il suo progetto. Questa è la sfida di ogni essere umano: vivere bene e in armonia con gli altri, di cui riconosce il bisogno, rimanendo fedeli a sé stessi nella profondità della propria identità personale. Il dialogo psicoanalitico che abbraccio affronta questi ed altri temi correlati, all’interno di una cornice (setting) stabilita da paziente ed analista nel rispetto dei loro bisogni e delle loro specifiche esigenze.